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Banca Mondiale: individuati rischi per i paesi emergenti

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NEW YORK (WSI) – Un brusco allentamento del sostegno delle economie avanzate da parte della Fed, potrebbe causare un calo dell’80% ( fino allo 0,6% del Pil) dei flussi di capitale verso i mercati emergenti che, di conseguenza, subirebbero ingenti danni economici e verrebbero fagocitati dalla crisi.

È questo, scrive il Financial Times, quanto emerge da uno studio condotto dagli economisti della Banca mondiale, in cui si evidenzia il rischio di una ripetizione, su scala più ampia, dell’agitazione nata lo scorso anno nei mercati emergenti, dopo che l’ex presidente della Fed, Ben Bernanke, aveva accennato a maggio i piani per il programma di tapering.

Gli effetti, sottolinea lo studio, “saranno probabilmente concentrati nei paesi a medio reddito e con degli squilibri interni”. Nel frattempo per la prima volta in cinque anni ci sono segnali di ripresa autonoma nei paesi più ricchi.

La natura senza precedenti delle politiche delle banche centrali spinge i tassi d’interesse a lungo termine delle principali economie del mondo verso aumenti improvvisi – di ben 200 punti base.

“In uno scenario di aggiustamento disordinato, un quarto dei paesi in via di sviluppo potrebbe subire brusche frenate nell’accesso al capitale globale, aumentando notevolmente la probabilità d’instabilità economica e finanziaria. Per alcuni paesi, inoltre, gli effetti di un rapido adeguamento dei tassi di interesse globali e un pullback dei flussi di capitali potrebbero innescare una bilancia dei pagamenti o una crisi finanziaria nazionale”.

La Banca mondiale ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita dell’economia globale per la prima volta in tre anni sulla scia del rafforzamento delle economie avanzate, trainate dagli Stati uniti.

Nel report “Global Economic Prospects”, l’Istituto ha previsto che quest’anno il Pil mondiale crescerà del 3,2% dal 2,4% del 2013. Nell’ultima previsione del giugno scorso, la Banca mondiale aveva detto di aspettarsi che la crescita globale avrebbe raggiunto il 3% nel 2014.
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La Banca inoltre ha detto che l’economia globale è arrivata a un “punto di svolta” dato che l’austerity e l’incertezza politica non hanno più un peso così importante sulle economie più ricche. L’Istituto si aspetta una crescita più robusta soprattutto negli Stati uniti, pari al 2,8% nel 2014 rispetto all’1,8% dello scorso anno.