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Amundi: strategia Esg paga in termini di rendimento, dal 2014

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L’impatto sul portafogli degli investimenti Esg (Environmental, social and governance), è stato negativo sui rendimenti fino al 2013. Poi, il crescente interesse del mercato per i titoli con un punteggio elevato in termini di sostenibilità sociale e ambientale, ha ribaltato i precedenti risultati. Secondo una ricerca condotta da Amundi, che si è avvalsa dei dati proprietari raccolti fra 2010 e 2017 su 1.700 aziende quotate, lo screening Esg è stato in grado di incidere positivamente sulle performance a partire dal 2014. Nessun rilevante impatto è stato notato, invece, in termini di rischiosità (volatilità e drawdown).

 

Amundi, ad esempio, ha calcolato i rendimenti annualizzati prodotti dall’acquisto di azioni appartenenti al miglior 20% per punteggio di sostenibilità Esg (best-in-class) e dalla vendita, sul fronte opposto, del peggior 20%. Risultato: Nel periodo 2014-2017 il rendimento si sarebbe attestato al 3,3% nel Nord America e al 6,6% nell’Eurozona. Fra 2010 e 2013, al contrario, la stessa strategia avrebbe prodotto una perdita annualizzata del 2,7% e dell’1,2%.

 

Nel dettaglio, la componenti Esg più efficaci in termini di rendimento in Nord America è quella dell’ambiente, mentre in Europa è stato il fattore governance. Anche il pilastro della sostenibilità sociale, dopo una prima fase di segno opposto, sarebbe ora percepito come una risorsa dagli investitori.

“Questa nuova ricerca scientifica conferma l’andamento variabile nel tempo delle performance Esg. Poiché i prezzi delle azioni riflettono l’equilibrio tra domanda e offerta, la nostra ricerca mostra che lo screening Esg ha influenzato le performance del mercato azionario”, ha spiegato Vincent Mortier, group deputy cio di Amundi.