Economia

Ammutinamento Bce, Draghi smentito: presto addio a QE

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Ammutinamento in seno al board della Bce: una dei banchieri del direttorio ha smentito Draghi citando la parola impronunciabile: tapering. Sabine Lautenschläger, una degli esponenti del braccio di politica monetaria più critici nei confronti del bazooka monetario in Eurozona, ha sfatato uno dei tabù delle politiche dell’istituto, rivelando che la Bce potrebbe presto studiare un piano di uscita dal programma di stimolo monetario senza precedenti.

Lautenschläger è l’unico esponente del direttorio Bce a chiedere espressamente e pubblicamente un’uscita dal programma di Quantitative Easing, che prevede l’acquisto di titoli di Stato e altri bond societari, pure quelli che rendono meno del tasso di deposito del -0,4%, fino a dicembre.

Nella conferenza di dicembre, quando i tassi sono stati mantenuti invariati allo zero, il minimo storico, il piano di QE è stato esteso di nove mesi. La Bce ha tuttavia anche deciso di ridurre di un quarto la mole  di acquisti dal mese di aprile in avanti, a quota 60 miliardi di euro al mese da 80 miliardi.

Vista la confusione in sala stampa sulle modifiche apportate al piano, Draghi ha tenuto a precisare ai giornalisti presenti nella conferenza di fine 2016 che il board non ha mai discusso l’ipotesi di ridurre il programma da €2.300 miliardi complessivi.

Uno degli obiettivi di Draghi e soci era probabilmente anche quello di trascorrere riunioni mensili relativamente tranquille nell’anno ricco di incertezze delle super elezioni in Europa, almeno fino a metà anno quando la Bce sarà comunque chiamata a svelare le strategie per l’anno successivo e le nuove stime sull’inflazione.

“Esistono tutte le precondizioni per un rialzo costante dell’inflazione”, ha dichiarato Lautenschläger, uno dei falchi del consiglio direttorio della Bce. “Sono ottimista sul fatto che presto potremo affrontare la questione di un’uscita” da queste manovre straordinarie.

La Bce ha tagliato il numero di asset acquistabili nell’ambito del QE perché ha riconosciuto che le aspettative inflative sono più stabili, ma al contempo ha deciso di estenderne la durata fino a fine 2017 per via di un livello dei prezzi al consumo ancora debole e una ripresa economica tuttora ritenuta troppo fragile.

Ma dopo essersi battuta per anni per scacciare lo spettro della deflazione, ora la Bce rischia di vivere un incubo, quello dell’inflazione. Secondo Lautenschläger la Bce non deve aspettare il momento in cui sparirà ogni dubbio riguardo al ritorno dell’inflazione, altrimenti rischia di intervenire troppo in ritardo.