Società

Alfano, legge potrebbe “risolvere” il caso del fratello assunto a Poste

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Un decreto legislativo pubblicato in Gazzetta lo scorso settembre potrebbe vanificare il lavoro che la Corte dei Conti sta compiendo per verificare se l’assunzione alle Poste del fratello del ministro degli Esteri Angelino Alfano, Alessandro, costituisca o meno un danno erariale. E’ quanto scrive oggi il Fatto Quotidiano, riferendosi al decreto 175/2016 che, a poche settimane dalla notizia dello scandalo dell’assunzione “sospetta” di Alessandro Alfano, pone alcuni chiarimenti tra “società a partecipazione pubblica” e “società quotate” definendo queste ultime come quelle che “emettono azioni quotate in mercati regolamentati” o hanno emesso, al 31 dicembre 2015, “strumenti finanziari diversi dalle azioni”, come nel caso Poste. La precisazione potrebbe rivelarsi determinante per comprendere i vincoli sulle modalità di assunzione che la società avrebbe dovuto rispettare.

L’assunzione,risalente al 2013,  sarebbe avvenuta “in totale spregio della legge” secondo un documento della Gdf citato da Repubblica. Il fratello del ministro Alfano, titolare di una laurea triennale in economia conseguita a 34 anni, inizialmente viene assunto da Postecom (società controllata da Poste), per poi essere trasferito in altri rami dell’azienda fino ad arrivare a guadagnare 200mila euro all’anno.

Se il caso del fratello di Alfano costituisce o meno un danno erariale è una questione delicata che si gioca sull’interpretazione di alcune norme. Da un lato “le società a partecipazione pubblica totale o di controllo adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità”, recita una legge del 2008, citata da Repubblica. Dall’altro lato, però, le società pubbliche quotate non dovrebbero rispettare tali vincoli, secondo un’eccezione della stessa legge messa in evidenza dalla difesa di Poste.