Economia

Pensioni, alert Ue: riforma Fornero non va toccata

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ROMA (WSI) – L’Unione europea lancia un nuovo avvertimento sul sistema previdenziale italiano. Nel rapporto adottato sul nostro Paese nell’ambito del pacchetto d’inverno del semestre europeo, la Commissione europea punta i fati sull’Italia e sulla riforma Fornero in particolare indicata come intoccabile.

Le seppur parziali modifiche apportate dai governi Renzi e Gentiloni sulla riforma previdenziale adottata dall’Italia nel 2011, sotto il governo tecnico guidato da Mario Monti, avrebbero di fatto parzialmente annullato le riforme delle pensioni che sono state fatte in passato con la conseguenza di aumentare la spesa per il periodo medio.

“La sostenibilità di lungo termine del debito pubblico italiano, assicurata dalle riforme delle pensioni fatte in passato, si sta lentamente deteriorando, tanto che l’indicatore del rischio della Commissione europea è passato da basso a medio (S2). La spesa per le pensioni in rapporto al Pil è aumentata di circa due punti percentuali, come risultato della crisi e della caduta conseguente del Pil nominale. La spesa pensionistica italiana è oggi la seconda più elevata dell’Ue e dell’Ocse, dopo quella greca (…) L’aumento delle passività implicite derivante dell’invecchiamento della popolazione era stato limitato dalle passate riforme del sistema pensionistico e sanitario, che avevano migliorato la sostenibilità di lungo termine dell’Italia.

Tuttavia  le leggi di bilancio del 2017 e del 2018 contenevano misure che hanno parzialmente revocato le riforme pensionistiche del passato e lievemente aumentato la spesa per le pensioni nel medio termine. Il riferimento è alle misure che hanno anticipato l’età pensionabile a favore di alcune categorie di lavoratori. “Per questo, l’indicatore di rischio di lungo termine per il bilancio S2 punta ora a un rischio medio per l’Italia. E in effetti sarebbe necessario un aumento permanente dell’avanzo primario strutturale di bilancio di 2,2 punti percentuali di Pil per mantenere stabile il rapporto debito/Pil nel lungo termine, che includa il costo dell’invecchiamento della popolazione”.