Economia

Alert di Fitch su sofferenze banche e default sovrani

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L’iniziativa della Bce per risolvere il problema annoso dei crediti deteriorati iscritti nei bilanci delle banche europee mette pressione sugli istituti più deboli, alcuni dei quali in Italia, e rischia di recare perdite agli obbligazionisti, mentre sarà positivo per i creditori di quelle banche che hanno i mezzi per ridurre realisticamente la montagna di sofferenze.

Lo ha detto Fitch nel suo ultimo report sulla questione. Le linee guida della Bce prevedono che le banche dell’area euro con i livelli più elevati di prestiti non performanti (NPL) debbano fissare obiettivi ambiziosi di riduzione delle sofferenze in portafoglio. In casi estremi, secondo l’agenzia di rating Usa, le banche più deboli potrebbero essere costrette ad avviare un processo di risoluzione formale, un evento dannoso per i possessori di bond senior.

“Abbiamo modo di ritenere che ci sono limiti ai quanto rapidamente la Bce può ottenere che le banche con i patrimoni più deboli siano in grado di ridurre l’ammontare di sofferenze senza cristallizzare le perdite di capitale che non possono essere affrontate senza ricorrere ad aiuti esterni”. La soluzione delle ricapitalizzazioni precauzionali con fondi pubblici è percorribile per alcuni istituti, ma solo se vengono rispettate condizioni specifiche.

Il 20 marzo la Bce ha definito le nuove linee guida per diminuire l’ammontare enorme di sofferenze iscritte nei bilanci delle banche europee, pari a 921 miliardi di euro alla fine di settembre 2016, e rafforzare il settore, la cui crisi, specialmente in Italia, sembra non finire mai. Proprio in Italia ci sono motivi politici che tuttavia rendono difficile l’imposizione di perdite sui creditori, a causa del numero elevato di obbligazionisti del pubblico retail. Secondo Fitch, alcuni paesi dell’area euro presentano un numero eccessivo di banche e un percorso di consolidamento nel settore dovrebbe migliorare l’efficenza, i margini e i livelli patrimoniali del settore.

Fitch: le conseguenze della ridenominazione del debito

Fitch è entrata anche nel merito delle ridenominazione del debito governativo, un’ipotesi citata per esempio da Marine Le Pen nel caso in cui venga eletta e il popolo si esprima a favore dell’uscita dall’area euro della seconda economia della regione. Basandosi sui suoi criteri del rating sovrano, l’agenzia dice che non è possibile affermare con certezza che una simile iniziativa si tradurrebbe in un default del credito del paese che decide di tornare alla valuta nazionale.

Secondo Fitch è necessario invece analizzare caso per caso, prendendo in esame tutte le informazioni rilevanti a disposizione. Per rispondere alla domanda degli investitori, che vogliono chiarezza sulle conseguenze che il ritorno al franco francese o alla lira avrebbe sul debito e sul rating sovrano di un paese, in un nuovo rapporto uscito oggi l’agenzia americana ha elencato gli scenari possibili in caso di ridenominazione del debito sovrano, esplorando le varie implicazioni che tali misure avrebbero sui rating dei singoli paesi.

Scatterebbe il default se i creditori non venissero ripagati del tutto nella valuta originaria (o se non viene data loro la possibilità di essere ripagati interamente), sempre che la moneta precedente (nel caso di Francia e Italia si tratterebbe dell’euro) esista ancora. In una simile situazione, si seguirebbero i criteri che l’agenzia di rating utilizza nei casi di default dei pagamenti.

Fitch classifica la proposta di ridenominazione del debito come un caso di “distressed debt exchange”, in cui il paese per evitare il default chiede ai creditori esistenti di accettare una svalutazione della somma a loro dovuta, in cambio di uno slittamento delle scadenze dei pagamenti nella forma di un debito sicuro.

Ci sono alcuni casi in cui una ridenominazione del debito non costituisce un tipo di default. Per esempio, se lo scambio è opzionale e gli impegni sui bond vengono onorati in pieno rispetto ai termini originali dell’accordo. Oppure se gli investitori continuano a essere rimborsati nella valuta originaria, o ancora se la divisa precedente cessa di esistere, in modo che la nuova valuta diventi l’unica legalmente accettata e la conversione del debito non provochi alcuna perdita in termini reali per i creditori rispetto ai termini stabiliti all’origine.

La corsa agli sportelli, la fuga di capitali e l’imposizione di controlli di capitale sono alcune delle implicazioni negative citate da Fitch in ambito finanziario ed economico che potrebbero verificarsi in caso di una ridenominazione del debito. Tra gli altri eventi avversi, figurano un incremento dei casi di insolvenze, bancarotte bancarie, una crescente incertezza politica e turbolenze finanziarie. Questi fattori provocherebbero un declassamento del rating da parte di Fitch (possibilmente di più di una tacca), anche se i criteri dell’agenzia dicono che le particolarità del caso non costituiscono un default.

Fitch ha analizzato anche l’impatto potenziale sui rating e gli altri eventuali effetti negativi che un simile evento, l’uscita dall’area euro di Francia o Italia, per esempio, avrebbe sugli Stati membri rimanenti del blocco, nonché come verrebbe trattato in maniera differente il rating dei bond, a seconda delle nuove leggi applicabili.