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Affari Costituzionali, vittoria alfaniano apre crisi di governo

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La fresca nomina alla commissione per gli Affari Costituzionali del candidato del partito di Angelino Alfano, rischia di aprire una crisi politica in seno al governo. Con 16 preferenze il Senato ha infatti cooptato Salvatore Torrisi, al posto del favorito, il candidato del PD Giorgio Pagliari, che si è fermato a 11 voti. Lo sgambetto è stato possibile grazie ai voti dell’opposizione, anche del MoVimento 5 Stelle.

Il Partito Democratico ha minacciato di far saltare l’accordo sulla riforma della legge elettorale, condizione necessaria per poter andare al voto. A meno che, come vogliono del resto le opposizioni, non si vada al voto alla Camera con l’Italicum modificato dalla Consulta e al Senato con il Consultellum, l’ex Porcellum. Se non si andrà alle urne anticipatamente, come vorrebbe tuttora l’ex premier Matteo Renzi e alcuni dei partiti all’opposizione come M5S e Lega Nord, le elezioni politiche si terranno nella primavera del 2018.

L’ala renziana del PD parla di un ‘inedito patto della conservazione‘ che unisce anche M5S, Forza Italia e Mdp. Toccherà anche ad Alfano, il ministro degli Esteri del governo Gentiloni a guida PD,  tentare di gestire la situazione molto particolare e chiedere al suo senatore di rinunciare all’incarico.

Alfano per ora sta svolgendo il compito e ha minacciato Torrisi di essere espulso dal gruppo AP se non provvederà a dimettersi. Torrisi è stato eletto legalmente, con i voti del Senato e potrebbe anche fare ostruzione. La situazione è talmente tesa che è stato chiesto addirittura un incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Su Twitter gli hashtag #Torrisi e #AffariCostituzionali sono tra i più popolari da ieri.

Il candidato alle primarie del PD e ministro della Giustizia Andrea Orlando, spera che “si riesca a evitare” una crisi. Ma il suo compagno di partito Lorenzo Guerini non ha usato toni altrettanto pacificatori: “Tradito il patto di maggioranza, siamo preoccupati. Ora la legge elettorale è a rischio“.

Anche perché Torrisi è stato scelto dai senatori proprio alla testa dell’organismo che ha in mano le leve della gestione della legge elettorale. È un capitolo cruciale dell’agenda politica del governo e dalla cui revisione dipende il futuro del paese. La sconfitta del PD di ieri rischia di frenare i tempi del dibattito in Aula la decisione da prendere su quale modello di legge presentare.

Alcuni senatori del PD si sono lamentati di quanto avvenuto ieri, dicendo che di fatto si può parlare di “vittoria dei proporzionalisti, a questo punto la legge elettorale non si tocca più”.